Ammettiamo per ipotesi che un cliente capiti nel nostro negozio, faccia un giro tra i nostri scaffali, guardi la merce esposta, si soffermi su qualcuno dei prodotti esposti, lo tocchi, poi si gira e ci dice… “buona sera”… e va via.
E noi lì, impietriti, e, dopo un attimo di disorientamento, diciamo: “Buona sera, Buona sera”.
Cosa ci resta di questa visita ? Lo rivedremo mai più ? chi era ? Perché è entrato nel nostro negozio ? Qual’è il messaggio o il segnale che lo ha spinto ad entrare nel nostro negozio ? Era il messaggio giusto per lui ? Aveva capito qual’era la nostra attività e cosa vendiamo ? Cosa cercava ? Perché ha toccato quel prodotto dopo averlo guardato più a lungo degli altri ? Lo rivedremo mai più ? Era sposato/a, aveva figli ? Era della nostra città o veniva da fuori ?…
Tutte domande a cui non potremo più dare risposta, potremo forse ricordarci com’era, ma non abbiamo alcun elemento per rintracciarlo.
Diciamo che forse il primo errore che abbiamo fatto è stato quello di non dare alcun peso alla sua visita tanto che non abbiamo neanche detto: “Buona sera in cosa posso esserle utile ?” oppure “posso aiutarla ?”.
Lo abbiamo fatto andare avanti nella sua visita senza neanche provare a capire chi era e cosa cercava. No, abbiamo aspettato passivi che facesse un passo, prendesse una decisione. L’ha presa ed è andato via !
Qualsiasi attività facciamo o la facciamo on line o la facciamo in store o in ufficio, non possiamo pensare che qualcuno arrivi, entri da noi, poi vada via e noi non sappiamo neanche chi fosse.
Mi viene in mente una frase di Johann Wolfgang Goethe: “Comunicare l’un l’altro, scambiarsi informazioni è natura: tenere conto delle informazioni che ci vengono date è cultura”…
Ecco come (non) utilizziamo tanti degli strumenti che pure ci sono per raccogliere dati e tracciare le visite dei nostri possibili clienti. Se vuoi ne parliamo insieme a Foggia il 5 ottobre ! Iscriviti a “Store Telling”, l’ingresso è gratuito.